Monza, Abusi e foto on line della nipote: condannato lo zio orco

Il Tribunale di Monza



Monza - Otto anni di carcere per produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale. Il tribunale di Monza ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero Alessandro Pepè nei confronti del quarantanovenne di La Spezia, condannato per aver abusato della nipote, una ragazzina monzese che all'epoca del fatto aveva solo 13 anni. 

Il processo, celebrato col rito abbreviato, ha visto anche la deposizione in forma protetta della minore. Un'esperienza comprensibilmente dura, per la ragazzina (oggi 16 anni), rivivere davanti ai magistrati le vicende che hanno portato lo zio in carcere e poi davanti al tribunale. L'adolescente monzese si era rivolta allo zio acquisito, che ha una buona dimestichezza con l'uso del computer, perché adescata da un molestatore (non è stato accertato che si trattasse dello stesso zio, sotto mentite spoglie virtuali). 


Per il 49enne, quella era l'occasione per irretire a sua volta la nipote. Questa è stata costretta a produrre immagini a luci rosse, con la scusa che sarebbero state usate come esca per smascherare il molestatore. In questo modo, il rapporto tra zio e nipote era diventato sempre più morboso, fino ad approcci sessuali veri e propri, avvenuti sia a La Spezia, dove la ragazzina trascorreva le vacanze, sia nell'abitazione di Monza della giovane. L'uomo era stato arrestato a febbraio, dopo le indagini condotte dai carabinieri della stazione di via Volturno.

Nel suo pc, nascoste da password e codici che gli inquirenti della polizia giudiziaria hanno dovuto decriptare, erano state trovate immagini oscene raffiguranti proprio la nipote. Per le sue capacità informatiche e per il tipo di frequentazioni che l'uomo aveva in internet, l'accusa è riuscita a provare che queste immagini erano destinate alla diffusione. Requisito, quest'ultimo, necessario per provare il grave reato di produzione di materiale pedopornografico.
Federico Berni

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