FIGLI IN CASA FAMIGLIA SENZA MOTIVO: APPELLO AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DEI MINORI DI ROMA
Posted On lunedì 26 aprile 2010 at alle lunedì, aprile 26, 2010 by Roberta LericiDi Roberta Lerici Il 22 aprile 2010, durante il sit-in di fronte al Tribunale dei minori per protestare contro un decreto del giudice R.Ianniello, e il conseguente invio di 14 agenti della squadra catturandi della Questura di Latina per prelevare un minore di Sezze e collocarlo in una casa famiglia, vietando qualsiasi visita alla madre o ai suoi parenti, in qualità di portavoce del Comitato Vittime Giustizia Minorile, sono stata ricevuta dalla vicepresidente del TDM, dott.ssa Foschini e le ho consegnato il seguente appello, unitamente alle circa 2000 firme che lo hanno sottoscritto. Comitato Vittime Giustizia Minorile E-mail comitatovgm@gmail.com Al Presidente Del Tribunale per i Minorenni Dott.ssa Melita Cavallo Roma, 22 aprile 2010 Gentile dottoressa Cavallo, desideriamo con la nostra iniziativa stigmatizzare la sproporzione del provvedimento emesso nei confronti del figlio della signora Valentina Pappacena, rispetto alla dimensione del caso in oggetto. Riteniamo, infatti che l'ultimo decreto del giudice Roberto Ianniello, sia da ritenersi di una crudeltà rara. Quattordici agenti della squadra catturandi della Questura di Latina, inviati su ordine del Tribunale dei Minori per prelevare un bambino destinato ad una casa famiglia, sono la diretta conseguenza della legittimazione all'uso della forza (vincere ogni resistenza...) contenuta esplicitamente nel provvedimento del dott. Ianniello. Nello stesso decreto è ancora fatto divieto per la madre di vedere il figlio. Tali disposizioni ci appaiono davvero un affronto al buonsenso e si discostano radicalmente dai migliori orientamenti e sensibilità che in tema di diritti dei bambini intendono promuovere una cosiddetta "giustizia mite". Ci domandiamo, inoltre, cosa sarebbe accaduto nella psiche del bambino, se egli fosse stato presente al blitz. E ci rispondiamo che questo avrebbe certamente provocato effetti devastanti molto più gravi di qualsiasi lacuna genitoriale. Un bambino di 8 anni non può essere violentemente strappato alle cure materne, con l'uso della forza pubblica, se non per ragioni gravissime che direttamente mettono in pericolo la sua integrità psico-fisica e in conformità ai pareri espressi da specialisti che hanno avuto modo di vedere, conoscere e ascoltare il minore. Nel caso del piccolo Antonio Lorenzo Fieramonti questi presupposti sono completamente assenti. Il dott. Sabatello, CTU del caso, nella sua relazione non ha neppure ipotizzato un allontanamento nè morbido nè brusco dalla madre, ma ha solo suggerito ambiti di terapia e di ascolto. Dobbiamo purtroppo constatare che non è la prima volta che alcuni giudici di codesto Tribunale, nato per rappresentare e tutelare i minori nel miglior modo possibile, si distinguono per provvedimenti traumatizzanti per la fragile psiche dei bambini. Quanti distacchi da genitori idonei e affezionati sono stati ordinati, solo per "guarire" l'avversione verso l'altro genitore? Quanti bambini hanno dovuto abbandonare scuola, compagni e affetti su ordine del Tribunale? Negli ultimi due anni ne abbiamo visti diversi e non riteniamo sia un bene creare degli orfani artificialmente, quando si deve percorrere la strada dell'ascolto e della cura del minore e delle relazioni familiari. Il Tribunale per i Minorenni, considerato l'altissimo compito di tutela dei bambini, deve sapere interpretare la sua missione uscendo dalla logica ottocentesca e di stampo arcaico-patriarcale di esercizio del potere che impone comportamenti agli interpreti familiari (figli-madre-padre), ma deve invece sapere utilizzare con sapienza e prudenza tutti gli strumenti diagnostici, terapeutici, di mediazione e di ascolto per tutelare il benessere dei bambini aiutando i genitori in difficoltà. La segregazione dei bambini "nelle case famiglia" deve essere una soluzione estrema sostenuta davvero da ragioni di protezione da pericoli e gravissimi pregiudizi per i bambini, non può invece diventare la pena da comminare nel caso in cui qualcuno dei familiari "osi" disubbidire agli ordini del giudice. Le relazioni familiari, i bisogni dei bambini, gli affetti appartengono ad un universo complesso e articolato, e necessitano di per sè di competenza, pazienza, ascolto ed empatia emotiva. E’ in questa direzione che Le chiediamo di condurre l'operato dei giudici del Tribunale che Lei dirige. L'appello che questo comitato di cittadini le rivolge, quindi, ha lo scopo di suscitare una riflessione autentica sulla situazione attuale della giustizia minorile. I bambini non possono essere equiparati a beni mobili dei quali si dispone il "sequestro" nell'attesa che i genitori trovino un accordo, in tal modo privando il figlio dei suoi affetti, delle sue abitudini, dei suoi compagni di classe, dei suoi punti di riferimento affettivi e relazionali. Il disagio va ascoltato e poi curato, ma non punito. Il giudice di un Tribunale per i Minorenni è chiamato ad aggiungere alla sua professionalità una ricchezza umana e una sensibilità che devono caratterizzare le competenze di un giudice ordinario; senza queste doti e senza questa consapevolezza, si finisce per confondere un criminale latitante con un bambino che manifesta il suo disagio (qualunque esso sia) disubbidendo agli ordini del giudice e rifiutando di andare con suo padre o in casa famiglia. In conclusione a questo nostro appello, Le chiediamo di restituire al piccolo Antonio Lorenzo Fieramonti la speranza di essere ascoltato e capito con un percorso terapeutico (così come chiedeva la CTU) e un giudice che sappia prendere provvedimenti con la serenità che questo caso richiede. Le chiediamo inoltre di avviare una riflessione all'interno del Tribunale che sappia individuare, alla fine del suo percorso, delle precise linee direttive che guidino i giudici nel loro difficile compito e che entrino nel merito delle disposizioni del collocamento "in casa famiglia" indicando i casi gravi che possono giustificare tale soluzione. L'appello che Le rivolgiamo è appoggiato dal "Movimento per L'Infanzia" e dalle venti associazioni che ne fanno parte, promosso dal "Comitato Vittime Giustizia Minorile" e sostenuto dalle circa 2000 persone che lo hanno sottoscritto, cui l'elenco delle firme è allegato. comitato vittime giustizia minorile-email: comitatovgm@gmail.com-sito: comitatovgm.blogspot.com