MALTRATTAMENTI ASILO PISTOIA: PURTROPPO NON UN CASO ISOLATO
Posted On sabato 5 dicembre 2009 at alle sabato, dicembre 05, 2009 by Roberta LericiComunicato stampa del Movimento per l'Infanzia del Lazio del 5 dicembre 2009 sui fatti accaduti all'asilo Cip e Ciop di Pistoia
Il Movimento per l'Infanzia del Lazio, nella persona del suo responsabile, Roberta Lerici, invita i media che si occupano di raccontare i fatti riguardanti l'asilo Cip e Ciop di Pistoia, a evidenziare l'importanza che rivestono le terapie psicologiche in casi del genere. Terapie che devono essere seguite sia dai bambini vittime di maltrattamenti che dai loro genitori.Il senso di colpa provato dai genitori per aver portato i loro figli in un luogo dove hanno subito angherie e violenze sia fisiche che psicologiche, infatti, spesso non è facilmente superabile con le proprie forze. Anche il fatto di non aver saputo cogliere i segnali che
i bambini inviano per manifestare il loro disagio, è motivo di forte stress per i genitori i quali, invece, devono essere abbastanza forti da riuscire ad accompagnare i loro bambini nel percorso che li porterà a superare il trauma subito.
Riteniamo molto importante che il comune di Pistoia abbia messo a disposizione degli psicologi per i bambini, un'iniziativa che ben pochi comuni in cui si sono verificati casi del genere hanno assunto. Sottolineiamo, poi, come sia necessario attuare dei controlli costanti negli asili nido e nelle scuole materne, dove negli ultimi anni si sono verificati diversi casi di maltrattamento e abuso.Ricordiamo la condanna di due maestre dell'asilo nido di via Cisalpina a Milano, il caso dell'asilo Stella Grossi di Loano, quello della scuola materna privata dei Colli Aminei a Napoli, il caso della materna Poggiali di Roma, dove una maestra è sotto processo per aver legato i bambini con lo scotch, e poi il caso del bambino scaraventato contro un armadio perchè troppo vivace, che ha portato ad una interrogazione parlamentare poche settimane fa, e tanti, tanti altri casi, tra cui non vanno dimenticati i 13
processi per abusi sessuali nelle scuole materne italiane, di cui solo tre sono giunti al termine con una sentenza definitiva: Asilo in provincia di Prato, condannato a sette anni il bidello per abusi su 27 bambini; asilo Calabritto (Irpinia), condannato il bidello autista a sei anni e mezzo per abusi su 8 bambini, coimputate due suore il cui processo, per una di loro, è terminato con una condanna in primo e secondo grado (si deve però ripetere l'appello) e infine il caso dell'asilo Bovetti di Torino-La Loggia, terminato con la condanna della direttrice e di un dipendente, per abusi sessuali su alcuni alunni.
Non crediamo, infatti, che si possa continuare ad occuparsi degli abusi all'infanzia solo quando succedono fatti eclatanti, se nulla si fa per evitare che tali fatti si verifichino. Ricordiamo, inoltre, che se non ci fosse stato il video a inchiodare le due insegnanti Scuderi e Pesce alle loro responsabilità, sarebbe stato difficilissimo dimostrare cosa avveniva in quell'asilo basandosi sui soli sintomi di disagio mostrati dai bambini e sulle testimonianze dei genitori. Se i bambini non sanno ancora parlare, non sono in grado di testimoniare quanto accade loro, e i processi diventano lunghi e difficili. Se pensiamo, poi, che anche quando sono in grado di parlare, i bambini in molti casi non vengono creduti, possiamo immaginare quanto sia ancora lungo il percorso per arrivare ad una vera tutela dei minori.
Movimento per l'Infanzia Lazio-Roberta Lerici-5 dicembre 2009